Qualche giorno fa ragionando sul tema Brand Awareness ho buttato giù uno schemino, che vedete nella sua versione originale di bozza (se fossi un pittore potrei definirlo uno schizzo).
Cosa ci racconta il disegno?
Ci racconta, o meglio ci illustra, i rilevanti benefici che porta la cosiddetta “conoscenza della marca” da parte del nostro target di riferimento; in altre parole i vantaggi dell’essere conosciuti e riconosciuti.
Più la nostra marca si trova in prossimità del vertice della piramide (per informazione elaborata da Aaker), più è nota al pubblico.
In sintesi, partendo dal basso abbiamo:
- marca non conosciuta
- marca riconosciuta dal target, ma solo su suggerimento
- marca riconosciuta dal target in autonomia
- top of mind, ovvero la prima marca che viene in mente per un determinato tema.
Sopra alla piramide abbiamo poi i “fuoriclasse”, ovvero quei marchi che sono diventati (semplifichiamola così) una categoria: Kleenex, Scotch, Post-it e via discorrendo.
Obiettivo di ogni Azienda dovrebbe essere quello di salire con costanza e pianificazione la piramide (non dico andarci sopra, operazione quasi impossibile).
E veniamo al perché di questa strategia:
- Word of mouth: man mano che si sale il passaparola, raggiunta in particolare la massa critica, “esplode”. Il che significa comunicazione a costo zero. In più, è dimostrato che eventuali voci negative hanno più difficoltà ad emergere
- Ricerca sul web: la marca schiverà sempre più spesso le forche caudine del posizionamento sui motori di ricerca. I navigatori cercheranno direttamente la marca, non la categoria di riferimento
- Costo cliente: conseguenza, anche, dei punti precedenti, il costo di acquisizione del cliente è inversamente proporzionale alla posizione nella piramide. Più la marca sale più il costo scende.
Una buona politica di marca, concludendo, conviene. Soprattutto in un’ottica di lungo periodo.