Negli ultimi 3 anni ho avuto contatti con numerose startup (soprattutto innovative). Poche pochissime sono diventate miei clienti.
Sempre per la stessa ragione. Ragione che in altrettanti numerosi casi è stata la causa prima (al limite seconda) della loro chiusura. A volte repentina, altre per consunzione.
“Il paraocchi”
Avete presente ai cavalli? Ecco, proprio quello! Nato per impedire al quadrupede di distrarsi, negandogli però anche la visione laterale. Ovvero una visione ampia, reale, dell’ambiente e della situazione.
Dove il paraocchi agisce usualmente…per quella che è stata la mia esperienza (1).
La Finanza.
Mediamente le startup nascono un poco “tirate”, come dire, con i soldi contati. E, sempre mediamente, non sanno esattamente come recuperarne.
Però gli startupper non si preoccupano.
Essenzialmente per due convinzioni:
Prima. Il prodotto (o servizio) è talmente una bomba che i soldi presto o tardi inizieranno a piovere.
Seconda. Tutte o giù di lì sono entrate in contatto (sono state contattate) con un investitore di professione. Business Angel, Venture Capitalist, Banche, e compagnia bella.
“Siamo in trattativa…”
Ti rispondono, aggiungendo di solito un “in fase molto avanzata”.
Siete mai stati ad una Fiera (come espositori o visitatori, poco cambia)? Finite le visite siete praticamente miliardari, affari di qui, contratti di là… chi conosce questo tipo di evento ben sa che al 99,999% si tratta di parole, di aria.
Lo stesso capita con gli investitori professionisti: si parla, tutto bellissimo, €€ come se diluviasse (a parole), “ci rivedremo per concludere”…. Come è giusto che sia, per la stragrande maggioranza l’incontro decisivo sarà fissato nella settimana dei tre giovedì.
Non diventeranno mai clienti perché… perché pagare qualcuno per darmi una mano a trovare finanza (magari lavorando sul Business plan o realizzando un pitch, o…) quando ho fuori dal portone di ingresso la fila di persone con le borse cariche di denaro da distribuire?
Chiuderanno perché… perché banalmente la fila è virtuale, non esiste.
Il Mercato.
La startup nasce senza clienti, a volte (più raro) senza un mercato di riferimento.
Però gli startupper non si preoccupano, essenzialmente (di nuovo) per due convinzioni.
Prima. Hanno il prodotto, a volte anche solo l’Idea (ben che vada un prototipo), e questo dovrebbe bastare. Anzi, sarà di certo ben più che sufficiente.
Seconda. I prospect, di solito non troppi, contattati sono tuti estremamente interessati. Entusiasti.
“Siamo in trattativa…”
Ti rispondono, aggiungendo di solito un “in fase molto avanzata”.
Mi è parso di aver già letto questa frase 🙂
Non diventeranno mai clienti perché…perché non vale la pena pagare qualcuno per “andare sul mercato”, progettare un piano di marketing o comunicazione, lavorare sul web,…, quando il mercato è ai miei piedi.
Chiuderanno perché… perché banalmente il mercato è virtuale, non esiste. E manca chi lo possa creare.
Quello che li frega è
“la trattativa”
(a costo zero)
Spesso i neo imprenditori si accorgeranno dell’illusione una volta che la startup sarà (magari in quel momento ancora virtualmente) bollita.
E quando scopro che qualcuno che ho conosciuto è “saltato”, spesso (spesso, non sempre) mi dispiace perché l’idea non era male. Le opportunità ci sarebbero state…
(1) Quando parlo di startup (o startupper) faccio riferimento a quelle da me incontrate, non all’intero ecosistema