Tappeti, borse di marca dalla dubbia provenienza, occhiali ed altoparlanti, trecce, massaggi anche… e poi lui, il cocco. E tanti venditori sempre in cammino, cotti dal sole delle nostre spiagge.
Cocco, di questo parleremo oggi. Un prodotto massima espressione, così la vedo (la vedevo) io, della non differenziabilità: una fettina, un euro. Punto.
E invece no, mi sono dovuto ricredere. Anche l’indifferenziabile può essere differenziato, in maniera significativa…. bastano voglia, fantasia e (immagino io) anche un poco di fame. Nessun altro ingrediente, investimento o diavoleria tecnologica.
L’ardito giovane che attraversa le spiagge Nolesi (Liguria) da ormai qualche anno, è riuscito a creare un brand, per paradosso senza nome alcuno, solido e ben riconoscibile: Egli stesso, con la maglietta arrotolata al collo, il cappellino di paglia, il cesto con le fettine del prodotto, la campanella e, udite udite, le sue rime.
Rime autoprodotte o giù di lì, che declama tutto il santissimo giorno, personalizzandole di volta in volta mentre si muove con sapienza tra un ombrellone e l’altro, con una verve più unica che rara. Tormentoni, che volente o nolente, rimangono nella memoria:
- Disse Dante a Beatrice, mangia cocco e sei felice
- Disse il Boccaccio a Dante, questo cocco è dissetante
- Scrisse Dante al Boccaccio: senza cocco come faccio?
- Per il bene che vi voglio presto aprite il portafoglio
- … ed altri mille ed uno.
Non sono delle grandi rime? Lo penso anche io.
Però in spiaggia i bagnanti, a volte un poco annoiati dalla routine, non aspettano che lui e se lui tarda si preoccupano. E comprano il SUO cocco, quello con il MARCHIO. Comprano, pensate un po’, le sue rime…comprano, alla fin fine, un minuto di vivacità e allegria. E il giovane venditore lo ha capito, insiste e raddoppia.
Concludendo:
- in mercati sempre più asfittici ed intasati c’è sempre (o quasi) una via, magari una viuzza stretta stretta, che ci può allontanare dalla concorrenza
- il commerciale,…. quanto può pesare nell’economia di una Azienda.